“Stefano Cucchi non è un eroe”

stefano-cucchi-storiaSi parla molto dell’opportunità o meno di dedicare una Via a Stefano Cucchi, nell’VIII Municipio di Roma. 
Una scelta incomprensibile per molti che, indignati, ricordano come Cucchi fosse nelle mani della giustizia per via di suoi comportamenti al di fuori della legalità. “Perché una via? Non è un eroe!” dicono, snocciolando una lunga lista di altri maggiormente meritevoli del riconoscimento.
Trovo un po’ macabra questa presunta classifica dei morti, ma soprattutto mi fa sorridere tanto accanimento per l’assegnazione di una medaglia di cui Stefano, ne sono certo, avrebbe volentieri fatto a meno.
Senza nulla togliere ai tanti eroi che ha avuto il nostro Paese, faccio notare che si dedicano vie, strade e piazze anche a persone che è importante ricordare perché la loro storia sia di monito.
Cucchi non era certo un eroe, ma è stato una vittima. Nemmeno le vittime delle fosse ardeatine erano eroiche, sono state vittime innocenti e sfortunate della furia altrui.
 
Con questa cosa bisogna che ci facciate pace: Cucchi è stata una vittima.
Innocente.
Completamente innocente.
 
Ma soprattutto (è quasi ridicolo doverlo ribadire, ma tant’è), Cucchi non se l’è cercata: si è cercato l’arresto, si sarebbe cercato la pena che probabilmente un giudice gli avrebbe inflitto e che lui avrebbe meritato in base alle leggi vigenti.
Ma non si sarebbe mai meritato la tortura di un pestaggio e la morte.
Con quello che gli è capitato non c’entra niente chi era, cosa faceva, perché era stato arrestato
E’ morto, lo ha ammazzato lo Stato mentre lo teneva in custodia.
Il minimo che lo Stato possa fare è ricordarlo.

Come si abbraccia il cielo?

Sarà che oggi c’è un bel sole, e la tristezza è mitigata dal ricordo di cose belle.

Sarà che per anni questo è stato il giorno della festa, e anche oggi stiamo per andare ad un compleanno, quello di un bimbo, come l’ultima volta che ti abbiamo visto e abbracciato.

Non fu un abbraccio lungo, di quelli forti, che cerchi di imprimere sulla pelle e nei ricordi. Era un abbraccio semplice, veloce, ché non è stato mai facile abbracciarti tutto, ci volevano braccia lunghe e resistenza alla tua stretta.

Oggi c’è un bel sole e andremo a un compleanno che non sarà il tuo.

Nel frattempo ricordo quel corpo, così difficile da catturare fra le braccia, e mi fa sorridere il pensiero che non lo so come si fa, ad abbracciare il cielo.