Il Ministro Lollobrigida parla di sostituzione etnica, essendo per sua stessa ammissione un ignorante, e scatena reazioni, fra le tante anche quella della satira o di chi si autodefinisce tale.
La vignetta di Natangelo sul Fatto Quotidiano (cui ne è seguita un’altra, che vede ancora protagonista la moglie del Ministro) ha fatto discutere perché fa leva sulle corna e sul gradimento della moglie del Ministro per una sostituzione che non è proprio quella che Lollobrigida intendeva.
Dunque ecco qua la trovata rivoluzionaria: la moglie a letto col nero che la tromba.
Diciamo che per me può valere il principio del “vale tutto perché la satira è satira“, e se c’è qualcuno che deve alzare il sopracciglio, certo non può essere il potente preso di mira (diverso è semmai il mio giudizio su cosa sia satira e cosa non lo sia, come in passato ho anche scritto su questo blog).
Ma.
Il problema non è solo che questa satira commetta l’errore di colpire una persona che non è un personaggio pubblico (attacca Lollobrigida ma usa sua moglie per farlo, incidentalmente sorella della Presidente del Consiglio), quanto che contemporaneamente perpetui anche lo stereotipo della donna fedifraga e del nero mandingo da monta, che manco in un film di Lino Banfi degli anni ’70.
Il tutto, che per me è la questione più grave, senza nemmeno far ridere.
Viva la libertà di satira, ma viva pure il diritto di dire che fa schifo, quando lo pensiamo.
