Comprendo chi utilizza questa giornata per ricordare al mondo che esiste ancora l’odio antisemita, che un popolo specifico porta le cicatrici della Storia e che nessuno deve dimenticare ciò che ha dovuto subire.
Ma oggi non è un giorno utile se si ricordano le vittime dei campi di concentramento come faremmo con i nostri cari, mettendo un compassionevole e affettuoso fiore sulle tombe.
Oggi non è un giorno utile se si ricorda solo per condannare l’orrore della Soluzione Finale e dell’ideologia che la creò, individuando colpevoli e vittime e dando loro il giusto ruolo nella Storia.
Oggi val la pena ricordare davvero soltanto se arriviamo a capire, se ci sforziamo di farlo, cosa ha scatenato tanto orrore, quale egoismo la mente umana abbia saputo generare, quali siano stati i meccanismi che in maniera così eclatante ci hanno impedito di vedere, di capire che tutti siamo collegati, e che il male di uno è il male di tutti. Meccanismi che certo sono ancora in movimento e di cui l’antisemitismo è un’espressione soltanto marginale.
Non dobbiamo solo ricordare gli uomini cattivi e le vittime immortalate dai soldati russi. Non serve a niente, nemmeno a chi in quei campi di sterminio è morto, se questa azione non è accompagnata da una riflessione su chi siamo e quali siano le nostre priorità in questo pezzo di tempo e di spazio che ci tocca condividere in questa parte di Universo.
Altrimenti, se non si vuole imparare, progredire, evolvere, tanto vale dimenticare il prima possibile, come tutto ciò che è troppo doloroso.