Le meravigliose e costruttive discussioni interne

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Il meraviglioso popolo del Pd aveva capito che ormai Berlusconi era bollito, e che era solo una questione di tempo ma prima o poi al Governo ci si sarebbe andati, tutti insieme, meravigliosamente.

“E dunque chi volete che governi?” Si chiese al meraviglioso popolo del Pd, “Bersani o Renzi?”

“Bersani! Bersani!” risposero in maggioranza.

E Bersani, dopo meravigliose e costruttive discussioni interne, vinse le primarie.

Così venne il giorno delle elezioni, e anche se nel frattempo c’era chi diceva che però con Renzi le elezioni si sarebbero vinte bene, che sennò non si sarebbe potuto governare, il meraviglioso popolo del Pd continuava a dire Bersani! Bersani!, che non è che ci si poteva perdere in meravigliose e costruttive discussioni interne all’infinito, eh?

E infatti Bersani le elezioni le vince, ma le vince male. O comunque non bene come si diceva le avrebbe vinte Renzi. E quindi non si può governare, pensa il popolo del Pd, ma la prossima volta col cavolo che me ce freghi, voto Renzi, borbotta fra sé e sé, già pregustando la successiva (meravigliosa e costruttiva) discussione interna.

Così, dopo una serie di meravigliose e costruttive discussioni interne venne Letta, che era del Pd ma tanto meraviglioso si diceva che non fosse.

Letta  governò pure se era impossibile governare con un parlamento che, per via della non-vittoria di Bersani, non permetteva di farlo come se ci fosse stato Renzi, che invece lui sì, avrebbe vinto bene.

Siccome dopo le elezioni vinte male erano venute le presidenziali perse peggio, Bersani fece spazio e vennero le primarie per il Segretario.

“Chi volete che sia il capo?”

“Pittella! Pittella!” risposero in quattro. Ma il meraviglioso popolo del Pd, che non era scemo, fece una brevissima meravigliosa e costruttiva discussione interna e disse quasi in coro “Renzi! Renzi! (che con lui si vince, e bene)”.

E Renzi fu.

E subito (si dice dopo una personalissima meravigliosissima e costruttivissima discussione interna, che lui era abituato così) Renzi disse: “con questa maggioranza politica e con questo Governo (che l’avete voluto voi, oh popolo mica tanto meraviglioso, scegliendo Bersani e la sua non vittoria), come faremo? Non è che ci vorranno le nuove elezioni, così le vinciamo (bene) e governiamo (meglio)?”

Il meraviglioso popolo si grattò i coglioni. Però in cuor suo lo sapeva che Renzi le elezioni le poteva vincere bene, pure se sul fatto che poi avrebbe governato meglio c’era tutto una discussione interna, più o meno meravigliosa e costruttiva il giusto. Comunque quello passava il convento e non è che ci si poteva perdere in discussioni interne, che rischiavano di essere tutt’altro che meravigliose e certo non costruttive. Se non altro per rispettare la tradizione.

Così venne il giorno che Renzi decise, senza alcuna discussione interna cui potessero fare riferimento i caratteri neologistici della meravigliosità e della costruttività, che siccome il Governo nato dalla non vittoria non andava bene, ci voleva lui, ci voleva il Governo Renzi.

“Si vota?” Pensò il Popolo del Pd, che quando si sentiva chiamare meraviglioso iniziava a sentirsi un po’ preso per il culo.

“No, non serve!” disse Renzi. “Intanto Governo io, che quelli che non erano buoni per un Governo di Bersani, sono buoni per uno di Renzi, poi ci pensiamo. Che poi ahò, non è che ci si può perdere in meravigliose e costruttive discussioni interne all’infinito eh?”

Buon lavoro, Presidente.

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