Oggi, quasi casualmente, sono stato alla Biblioteca comunale del posto in cui vivo.
Ho sbirciato tra gli scaffali e ho parlato per un po’ con le operatrici che si impegnano affinché quello spazio abbia la dignità che merita.
Fra migliaia di libri e spazi allestiti con grande attenzione, l’orgoglio maggiore l’ho visto quando queste due signore, non certo nel fiore degli anni, mi hanno detto di aver personalmente riverniciato la ringhiera delle scale, o un vecchio armadio. Che erano rossi e belli, e ci stavano proprio bene lì, ho pensato.
Fra migliaia di libri ho visto gli occhi di chi tiene al suo lavoro e al ruolo che pensa di dover ricoprire, ma sente di essere stato lasciato solo dietro le linee nemiche. Perché oggi in biblioteca non ci si va quasi più, e l’importanza di costruire nella nostra vita uno spazio per la letteratura, per la lettura, è ormai un lusso che si ritrova solo nei discorsi dei radical chic.
Mi è tornato in mente David Foster Wallace e il suo celebre discorso Questa è l’acqua sulla necessità di fare della lettura, degli studi umanistici, la nostra possibilità di leggere la vita, prima che i libri.
Mi è venuto in mente che un mondo bello si costruisce dalla difesa delle cose belle, e che il primo lavoro di trasformazione deve essere fatto sull’agenda delle nostre priorità.
Fra migliaia di libri mi è venuto in mente che io, in quella biblioteca, non ci ero andato quasi mai.
E quella ringhiera rossa era bellissima.