Avete ragione: abbiamo bisogno di una campagna di sostegno alla famiglia.
Per questo mi aspetto che chi si erge a suo difensore rivendichi il diritto alla casa, al lavoro e allo studio, sia in prima fila per promuovere iniziative di aiuto alle coppie giovani o agli anziani che vivono in casa con i figli, o che incentivino la natalità garantendo asili, sostegno economico, occupazione stabile, misure che tutelino la paternità e la maternità del lavoratore.
Quello che vedo invece è una gran voglia di rivendicare un modello di famiglia contro tutti gli altri, con accenti esplicitamente omofobi e una grossa dose di ipocrisia, unita alla tradizionale, questa sì, colpevolizzazione delle donne che non sfornano figli, con un ricatto morale spregevole, un sessismo degno degli anni ’50 e pure una colpevole mancanza di sensibilità verso tutte quelle coppie che magari un figlio vorrebbero averlo e non riescono a concepirlo.
Non lo fanno per suggerire soluzioni, quella è una scusa: la vera motivazione è avere un pulpito dal quale fare la cosa che amano di più: esprimere giudizi, meglio se indicando agli altri il modo giusto di usare i propri organi genitali. Si sentono crociati di Dio, ne sono la triste caricatura, privi dell’unica cosa divina che Dio, se c’è, ha lasciato sulla terra: l’amore per il prossimo.