Malika, lesbica cacciata di casa, cosa c’è dietro il suo caso?

Nei giorni scorsi si è parlato molto di Malika, la ragazza lesbica cacciata di casa, protagonista negli ultimi giorni sui social e in un servizio delle Iene.

La ragazza ha incontrato molta solidarietà, ma è stata anche attaccata da molti, quasi tutti con la medesima connotazione politica, perché “ci ha marciato per far soldi”, “sapeva cosa pensavano i genitori”, e in definitiva la sua denuncia “è la solita battaglia della sinistra radical chic”.

In effetti a favore della ragazza si è scatenata una vera campagna di solidarietà, che nel momento in cui scrivo ha superato i 120 mila euro.

Di contro, c’è chi ha difeso strenuamente i genitori, la famiglia tradizionale italiana, quella che vuole il matrimonio etero, meglio se in chiesa, e avversa con ribrezzo le unioni civili, minacciata dai “progressisti buonisti”.

Una dinamica già vista, se non fosse che, sembrerebbe che in passato la ragazza abbia sostenuto campagne come “porti chiusi” e “basta 35 euro al giorno ai migranti”, avversando ogni forma di solidarietà verso chi si trova in condizioni oggettive di difficoltà. Una serie di post circolanti in rete, che Malika avrebbe prontamente rimosso dopo essere stata protagonista di una campagna di solidarietà così partecipata.

Ma c’è di più: la sua famiglia, chiusa, gretta e ignorante, additata come tale dai sinistrorsi, è stata difesa dai soliti primaglitagliani perché tradizionale. Ora emergerebbe che questa famiglia, in cui in fondo “la madre ha il diritto di cacciare la figlia e non accogliere in casa una lesbica”, sarebbe una famiglia mussulmana, a quanto pare per nulla integrata con i NOSTRI VALORI ®, proprio come quelle che i soliti noti vorrebbero fuori dall’Italia.

La loro è una diversità intollerabile, tranne che per l’omofobia: quella in fondo la possiamo capire, poveri genitori che disgrazia….

Insomma, un cortocircuito valoriale che mostra cosa ci sia davvero dietro certe prese di posizione, che vede l’omofobia fare a botte col razzismo e certo modelli ideali e ipocriti di società sgretolarsi nelle proprie contraddizioni. Una cosa che, se non fosse drammatica, potrebbe essere esilarante.

In tutto questo, c’è chi sta ancora dalla parte di Malika, pur non condividendo affatto le sue idee, e la sostiene contro ogni discriminazione subita, per rispetto delle proprie.
Chissà che non ci sia una lezione in tutto questo. Per noi, ma anche per lei.

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Parlamentari Europei bocciano discriminazioni LGBT. Tranne quelli che “prima gli italiani” (etero)

È successo questo: in Polonia, uno dei Paesi dell’Unione Europea, nascono le LGBT free zones, cioè città in cui chi non è eterosessuale non è gradito.
Uno dei limiti dell’Unione Europea è stato non riuscire a unire complesse diversità al suo interno. A volte la differenza è stata ricchezza, ma quando si discriminano le persone è solo orrore, molto simile a quello per contrastare il quale il sogno europeo nacque.

Fonte: europarl.europa.eu

Ieri il Parlamento Europeo ha dato un segnale, votando una risoluzione che di fatto censura le oltre 80 amministrazioni pubbliche polacche “LGBT Free” e dice che i soldi dell’Unione vanno spesi per integrare, non per discriminare. Larghissima maggioranza ha votato la risoluzione. Contrari i parlamentari polacchi.

La seconda delegazione per voti contro è quella italiana, con il voto di Fratelli d’Italia, Lega e un deputato di Forza Italia.
Quelli che dicono prima delle elezioni che l’Italia deve contare di più in Europa.
Per una volta, per fortuna, l’Italia che vorrebbero rappresentare loro, ha contato di meno.

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