Da due giorni mi domando cosa abbia spinto Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali, a proporre di realizzare la Biblioteca Nazionale dell’Inedito.
Una proposta folle, che non ha alcuna logica, non risponde a nessuna reale esigenza di promozione culturale e della quale si fa parecchia fatica ad individuare una benché minima utilità, dal momento che una Biblioteca messa su con questo criterio sarebbe anche tecnicamente inconsultabile (cosa cerco? E quale autore su quale argomento se nessuno li ha valutati e schedati?)
L’idea che tutti debbano scrivere, e soprattutto tutti abbiano il diritto di veder conservati i propri scritti, si basa su presupposti totalmente sbagliati. Già Walter Veltroni, anni fa, in un’intervista da Fabio Fazio, avanzò l’idea che la letteratura fosse fondamentalmente democratica. Le stesse parole utilizzate dalla casa editrice Albatros Il Filo, famosa per essere la più importante casa editrice a pagamento italiana: “Processo di democratizzazione della letteratura”. Niente di più falso: la letteratura non è affatto democratica, né dovrebbe esserlo! Semmai è l’accesso ad essa che dovrebbe, mentre la letteratura è necessariamente elitaria, dall’alto (di chi sa scrivere) al basso (di chi vuole leggere). Ed è leggendo che il lettore si eleva, non scimmiottando lo scrittore.
Le motivazioni per cui l’idea del Ministro ha suscitato ilarità, quando non vera e propria preoccupazione per le sorti della letteratura e dell’editoria italiana, sono già state ampiamente elencate nelle ultime 48 ore, mi limito quindi a un breve riassunto.
-
1) Franceschini, ma li hai letti gli inediti?
La qualità degli “inediti” è scarsissima e non si vede chi dovrebbe esserne interessato. Credo che questo sia l’argomento forte. So di bruciare con ciò le ambizioni di tanti aspiranti romanzieri, frustrati dalla miopia degli editori che pubblicano solo “gli amici degli amici”, ma se un testo è inedito dopo essere stato proposto con continuità agli operatori del settore (editori, agenzie, editor free lance), ci sono altissime probabilità che si tratti di un obbrobrio letterario. O magari solo di un testo banale, che non aggiunge nulla al già scritto, già detto, già letto. Non vedo perché un testo del genere dovrebbe essere conservato: tutti meritano l’oblio, anche i manoscritti pluri-rifiutati.
-
2) Utile come una racchetta da tennis in sala operatoria.
L’editoria è in agonia, bisogna operare al più presto: ma il chirurgo si presenta con la racchetta invece che con il bisturi. Non si tratta di “benaltrismo”, ma proprio di semplice capacità di individuare le criticità che attaccano il settore. Un settore che, non dimentichiamolo, al di là del suo intrinseco valore culturale (non sempre presente), è anche un’industria in grandissima difficoltà. Allora perché non investire sulla creazione dei lettori del futuro, invece che solleticare il narcisismo dei mancati scrittori del presente? In un Paese in cui le biblioteche pubbliche sono moribonde, le librerie e le case editrici indipendenti in via d’estinzione, i lettori forti considerati esseri mitologici e le EAP unici soggetti a fare i soldi veri, magari si potrebbe pensare a contributi alle biblioteche pubbliche o a sgravi fiscali per chi acquista libri. Non parlo di regolamentazione dei trust della distribuzione perché mi sembrerebbe di puntare troppo in alto.
-
3) la biblioteca dell’inedito già esiste.
Senza scomodare gli archivi di Segrate, dove la Mondadori conserva (ammesso che davvero lo faccia) le migliaia di manoscritti che riceve ogni anno senza riuscire nemmeno a leggerli, esiste uno strumento alla portata di tutti che è il vero archivio di ogni cosa sia stata scritta. Si tratta di internet, un non luogo in cui le avventure letterarie di chiunque voglia provare a scrivere hanno la possibilità di incontrare lettori, senza alcuna intermediazione. Questo stesso articolo arriva ai suoi lettori, ahiloro!, senza essere passato al vaglio di nessuno che ne autorizzasse la pubblicazione. Si tratta di un’opportunità non da poco, che ha rivoluzionato (e forse per certi aspetti peggiorato) il rapporto con la scrittura di milioni di persone.
Insomma, l’idea del Ministro Franceschini è bislacca, e mi sorprende davvero che sia giunta da un politico che, in quanto romanziere, credevo avesse maggiore dimestichezza con l’argomento, fosse in grado di capire che reazioni questa proposta avrebbe raccolto. Se il suo è un consapevole tentativo “gentista” di arruffianarsi i più, che finalmente vedono riconosciuto un valore alla propria opera, non ci resta che arrenderci a questa deriva.
…E inviare manoscritti, racconti, articoli per blog, temi delle medie, poesiole adolescenziali, diari segreti, lettere d’amore e liste della spesa a:
Dario Franceschini
Ministero dei beni e delle attività culturali
Con richiesta di visione, valutazione, ma soprattutto conservazione.