Da due giorni mi domando cosa abbia spinto Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali, a proporre di realizzare la Biblioteca Nazionale dell’Inedito.
Una proposta folle, che non ha alcuna logica, non risponde a nessuna reale esigenza di promozione culturale e della quale si fa parecchia fatica ad individuare una benché minima utilità, dal momento che una Biblioteca messa su con questo criterio sarebbe anche tecnicamente inconsultabile (cosa cerco? E quale autore su quale argomento se nessuno li ha valutati e schedati?)

Il tweet con cui Franceschini lancia la sua idea di biblioteca nazionale dell’inedito.
L’idea che tutti debbano scrivere, e soprattutto tutti abbiano il diritto di veder conservati i propri scritti, si basa su presupposti totalmente sbagliati. Già Walter Veltroni, anni fa, in un’intervista da Fabio Fazio, avanzò l’idea che la letteratura fosse fondamentalmente democratica. Le stesse parole utilizzate dalla casa editrice Albatros Il Filo, famosa per essere la più importante casa editrice a pagamento italiana: “Processo di democratizzazione della letteratura”. Niente di più falso: la letteratura non è affatto democratica, né dovrebbe esserlo! Semmai è l’accesso ad essa che dovrebbe, mentre la letteratura è necessariamente elitaria, dall’alto (di chi sa scrivere) al basso (di chi vuole leggere). Ed è leggendo che il lettore si eleva, non scimmiottando lo scrittore.
Le motivazioni per cui l’idea del Ministro ha suscitato ilarità, quando non vera e propria preoccupazione per le sorti della letteratura e dell’editoria italiana, sono già state ampiamente elencate nelle ultime 48 ore, mi limito quindi a un breve riassunto. Continua a leggere →
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