Viviamo l’epoca della (illusoria) disintermediazione globale, che ha permesso a chiunque sia dotato di una tastiera o di uno smartphone di entrare in contatto con tutti, fossero questi i grandi della terra, le icone pop del momento o una semplice platea virtuale.
In questo contesto c’è un termine inglese, haters, che è entrato nel vocabolario comune insieme alle altre parole legate all’utilizzo dei social network: selfie, like, follower ecc.
Un hater è letteralmente un odiatore, qualcuno cioè che impegna gran parte del suo tempo a odiare un personaggio che abbia una qualche visibilità, manifestando questo suo sentimento pubblicamente, sui social network, legittimato da una mal interpretata libertà di espressione.
Il fenomeno è complesso, tocca molti aspetti dell’organizzazione sociale, ed è trasversale: coinvolge utenti di diversa età e attivi in diversi ambiti, ed è difficile indicarne le cause, individuate a volte nell’invidia sociale, altre nella mancata educazione, altre ancora nella necessità di crearsi un’identità virtuale riconosciuta e definita proprio in base all’opposizione al nemico. Continua a leggere