Mancano 100 giorni a Liberi sulla Carta. Cosa sta per succedere?

finaleVoglio parlare un po’ di Liberi sulla Carta 2018: non si tratta di anticipazioni sul festival, il suo programma e le modalità di partecipazione (per le quali rimando nei prossimi giorni al sito ufficiale), quanto di una riflessione strettamente personale, che trova perciò ospitalità in questo spazio riservato.

L’edizione che prenderà il via tra cento giorni non sarà un’edizione qualsiasi (semmai ce ne fosse stata una), per almeno due motivi:

  • Sarà l’edizione numero dieci! Questo vuol dire che Liberi sulla Carta ha segnato un intero decennio con la sua presenza, le sue proposte, il suo impegno per il libero accesso agli spazi della cultura e il suo sostegno all’editoria indipendente. Dieci anni sono tanti per una manifestazione di questo tipo, organizzata da un ristretto numero di volenterosi, determinati a non fare mai un passo indietro sulla qualità del programma e sui princìpi alla base del festival. Siamo tutti dieci anni più vecchi, eppure LSC non sembra risentirne, anzi vede aumentare la sua energia e capacità di coinvolgimento di edizione in edizione. Come ci riesca, è una delle domande cui non abbiamo saputo rispondere in questi anni.

 

  • Qualcuno lo ha già appreso al Salone Internazionale del Libro di Torino, altri avranno letto le anticipazioni di qualche giornale, per cui la notizia non dovrebbe essere una sorpresa, ma forse è il caso di dare le opportune conferme: Liberi sulla Carta cambia casa. L’edizione 2018 non si terrà presso l’abbazia di Farfa, ma si  trasferirà nel capoluogo, a Rieti, nella biblioteca paroniana, nel suo chiostro e presso il Teatro Vespasiano. Si tratta di una scelta difficile ma che alla fine abbiamo dovuto prendere, certi che fosse quella necessaria a garantire un futuro per Liberi sulla Carta. Usciamo dalla comfort zone di Farfa per misurarci con uno spazio più grande, che ha un maggiore coefficiente di difficoltà, ma certo anche indubbi margini di crescita. Personalmente sono spaventato da questa possibilità, ma anche elettrizzato dall’opportunità di inventare ancora qualcosa di nuovo, di bello e di utile per chi ha apprezzato finora il lavoro che abbiamo svolto.

La prima considerazione che mi viene in mente, dal combinato disposto dei due punti precedenti, è come sia necessario fare qualche ringraziamento: lasciamo la “Bassa Sabina” dopo nove anni (uno a Poggio Mirteto, otto a Farfa) durante i quali siamo cresciuti tanto, abbiamo incontrato tante persone che ci hanno aiutato nel nostro percorso (organizzatori, volontari, sponsor, istituzioni, sostenitori, associazioni e semplici lettori): tutti hanno dato a LSC più di quanto abbiano ricevuto in cambio. Non è con retorica ma con vera gratitudine che oggi salutiamo quanti si sono spesi per Liberi sulla Carta, in qualsiasi modo, in questi nove anni. E con la stessa gratitudine ci porgiamo verso chi ha costruito per LSC la possibilità di andare avanti con la sua avventura in una nuova casa (ma di questo potrete leggere sul sito ufficiale).

Dunque questo decimo anno segna per LSC quello che ci auguriamo essere un nuovo inizio. Già in questi giorni, in cui ripensiamo formule e spazi e ci confrontiamo con persone nuove che apportano nuove idee e diverse modalità di lavoro, ci stiamo accorgendo che qualcosa di bello sta nascendo e non vediamo l’ora di condividerlo non solo con quanti hanno amato finora LSC, ma anche con chi ancora non lo conosce.

Questo non vuol dire che tutto sarà diverso, anzi: la nostra sfida sarà quella di salvaguardare quanto di buono e di bello fatto finora, far traslocare non solo gli stand e le attrezzature, ma anche lo spirito di LSC. Abbiamo bisogno dello stesso entusiasmo, della stessa voglia di superare gli ostacoli, della stessa capacità di offrire ai lettori giorni indimenticabili. Ma soprattutto, abbiamo bisogno degli amici che in questi anni hanno fatto di LSC un appuntamento speciale: amici che ci hanno sempre seguito, che ci hanno apprezzato ogni volta e criticato solo quando era veramente utile alla nostra crescita, che hanno creduto nelle cause che abbiamo promosso, che hanno parlato di noi e ci hanno sostenuto quando ne abbiamo avuto bisogno, convincendoci nei giorni difficili che comunque ne valeva la pena. Amici che ci hanno protetto, permettendoci di rimanere fedeli a quello che avevamo deciso di essere.

Che è ancora quello che vogliamo essere oggi, perché, oggi più che mai, ne vale ancora la pena.

Non perdiamoci di vista, Viva LSC!

PS: il tema dell’edizione 2018 sarà #civuolecoraggio! Ma non ditelo a nessuno.

 

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